Disturbi psichici e sviluppo
Pongo alla vostra attenzione questo interessante
testo di Assaggioli, (padre della picosintesi ed uno dei massimi esponenti
nel campo della psicologia transpersonale), che, anche se un po’
lungo, consiglio di leggere a tutti coloro che stanno attraversando
un percorso di crescita spirituale.
Assaggioli dice che lo sviluppo spirituale è un cammino molto
impegnativo, e che a volte, può anche degenerare in patologia
neuro-psiche che però vengono diagnosticate come delle comuni
degenerazioni neuro-psichiche e quindi curate dalla psichiatria con
le stesse modalità terapeutiche, quando invece dovrebbero essere
trattate con delle terapie completamente differenti.
Egli ha individuato 5 stadi critici del processo di realizzazione spirituale,
l'ultima di queste fasi è la famosa "Notte oscura dell'anima"
così chiamata da San Giovanni della Croce e citata anche da Gregg
Bradden nel suo video “Risvegliarsi al punto zero”.
Molti di voi vi ritroveranno sicuramente molte cose del proprio vissuto
in questo testo.
Buona Lettura.
Sviluppo
spirituale e disturbi neuro-psichici
di Roberto Assagioli (scritto e pubblicato nel 1933)
Lo sviluppo spirituale dell'uomo è
un'avventura lunga e ardua, un viaggio attraverso strani paesi, pieni
di meraviglie, ma anche di difficoltà e di pericoli. Esso implica
una radicale purificazione e trasmutazione, il risveglio di una serie
di facoltà prima inattive, l'elevazione della coscienza a livelli
prima non toccati, il suo espandersi lungo una nuova dimensione interna.
Non dobbiamo meravigliarci perciò che un cambiamento così
grande si svolga attraverso vari stadi critici, non di rado accompagnati
da disturbi neuropsichici e anche fisici (psicosomatici). Questi disturbi,
mentre possono apparire all'osservazione clinica ordinaria uguali a
quelli prodotti da altre cause, in realtà hanno significato e
valore del tutto diverso e devono venir curati in modo ben differente.
Attualmente poi i disturbi prodotti da cause spirituali vanno divenendo
sempre più frequenti, poiché il numero di persone che,
consciamente o inconsciamente, sono assillate da esigenze spirituali
va divenendo sempre maggiore.
Inoltre, a causa della maggiore complessità dell'uomo moderno
e particolarmente degli ostacoli creati dalla sua mente critica, lo
sviluppo spirituale è divenuto un processo interiore più
difficile e complicato.
Per questa ragione è opportuno dare uno sguardo generale ai disturbi
nervosi e psichici che insorgono nei vari stadi dello sviluppo spirituale,
e offrire qualche indicazione riguardo ai modi più adatti ed
efficaci per curarli.
Nel processo di realizzazione spirituale si possono osservare 5 stadi
critici:
I. Le crisi che precedono il risveglio spirituale;
II. Le crisi prodotte dal risveglio spirituale;
III. Le reazioni che seguono al risveglio spirituale;
IV. Le fasi del processo di trasmutazione;
V. La "notte oscura dell'anima".
I. Crisi che precedono lo sviluppo
spirituale
Per ben comprendere il significato delle singolari esperienze interiori
che sogliono precedere il risveglio dell'anima, occorre ricordare alcune
caratteristiche psicologiche dell'uomo ordinario.
Questi, più che vivere, si può dire che si lasci vivere.
Egli prende la vita come viene; non si pone il problema del suo significato,
del suo valore, dei suoi fini. Se è volgare, si occupa solo di
appagare i propri desideri personali: di procurarsi i vari godimenti
dei sensi, di diventare ricco, di soddisfare la propria ambizione. Se
è d'animo più elevato, subordina le proprie soddisfazioni
personali all'adempimento dei doveri familiari e civili che gli sono
stati inculcati, senza preoccuparsi di sapere su quali basi si fondino
quei doveri, quale sia la loro vera gerarchia, ecc. Egli può
anche dichiararsi 'religioso' e credere in Dio, ma la sua religione
è esteriore e convenzionale, ed egli si sente 'a posto' quando
ha obbedito alle prescrizioni formali della sua chiesa e partecipato
ai vari riti.
Insomma l'uomo comune crede implicitamente alla realtà assoluta
della vita ordinaria ed è attaccato tenacemente ai beni terreni,
ai quali attribuisce un valore positivo; egli considera così,
in pratica, la vita ordinaria fine a se stessa, e anche se crede a un
paradiso futuro, tale sua credenza è del tutto teorica e accademica,
come appare dal fatto, spesso confessato con comica ingenuità,
che desidera di andarci... il più tardi possibile.
Ma può avvenire - e in realtà avviene in alcuni casi -
che quest' "uomo ordinario" venga sorpreso e turbato da un
improvviso mutamento nella sua vita interiore.
Talvolta in seguito a una serie di delusioni; non di rado dopo una forte
scossa morale, come la perdita di una persona cara; ma talvolta senza
alcuna causa apparente, in mezzo al pieno benessere e favore della fortuna
(come avvenne a Tolstoj) insorge una vaga inquietudine, un senso di
insoddisfazione, di mancanza; ma non la mancanza di qualcosa di concreto,
bensì di alcunché di vago, di sfuggente, che egli non
sa definire.
A poco a poco si aggiunge un senso di irrealtà, di vanità
della vita ordinaria: tutti gli interessi personali, che prima tanto
occupavano e preoccupavano, si 'scoloriscono', per così dire,
perdendo la loro importanza e il loro valore. Nuovi problemi si affacciano;
la persona comincia a chiedersi il senso della vita, il perché
di tante cose che prima accettava naturalmente: il perché della
sofferenza propria e altrui; la giustificazione di tante disparità
di fortuna; l'origine dell'esistenza umana; il suo fine.
Qui cominciano le incomprensioni e gli errori: molti, non comprendendo
il significato di questi nuovi stati d'animo, li considerano ubbie,
fantasie anormali; soffrendone (poiché sono molto penosi), li
combattono in ogni modo; temendo di 'perdere la testa', si sforzano
di riattaccarsi alla realtà ordinaria che minaccia di sfuggir
loro; anzi talvolta, per reazione, vi si gettano con maggior foga, perdutamente,
cercando nuove occupazioni, nuovi stimoli, nuove sensazioni. Con questi
ed altri mezzi essi riescono talora a soffocare l'inquietudine, ma non
possono quasi mai distruggerla completamente: essa continua a covare
nel profondo dei loro essere, a minare le basi della loro esistenza
ordinaria e può, anche dopo anni, prorompere di nuovo più
intensa. Lo stato di agitazione diventa sempre più penoso, il
vuoto interiore più intollerabile; la persona si sente annientata:
tutto ciò che formava la sua vita le sembra un sogno, sparisce
come una larva, mentre la nuova luce non è ancora sorta; anzi
generalmente la persona ne ignora perfino l'esistenza o non crede alla
possibilità di ottenerla.
Spesso a questo tormento generale si aggiunge una crisi morale più
definita; la coscienza etica si risveglia e si acuisce, la persona è
assalita da un grave senso di colpa, di rimorso per il male commesso,
si giudica severamente ed è colta da un profondo scoraggiamento.
A questo punto sogliono presentarsi quasi sempre idee e impulsi di suicidio.
Alla persona sembra che l'annientamento fisico sia la sola logica conseguenza
del crollo e dei dissolvimento interiore.
Dobbiamo far notare che questo è solo uno schema generico di
tali esperienze e del loro svolgimento. In realtà vi sono numerose
differenze individuali: alcuni non giungono allo stadio più acuto;
altri vi arrivano quasi a un tratto, senza il graduale passaggio accennato;
in alcuni prevalgono la ricerca e i dubbi filosofici; in altri la crisi
morale è in prima linea.
Queste manifestazioni della crisi spirituale sono simili ad alcuni dei
sintomi delle malattie dette nevrastenia e psicastenia. Uno dei caratteri
di questa è appunto la 'perdita della funzione del reale', come
la chiama Pierre Janet, e un altro è la 'spersonalizzazione'.
La somiglianza è accresciuta dal fatto che il travaglio della
crisi produce spesso anche dei sintomi fisici, quali esaurimento, tensione
nervosa, depressione, insonnia, e svariati disturbi digestivi, circolatori,
ecc.
II. Crisi prodotte dal risveglio
spirituale
L'aprirsi della comunicazione fra la personalità e l'anima, i
fiotti di luce, di gioia e di energia che l'accompagnano, producono
spesso una mirabile liberazione. I conflitti interni, le sofferenze
e i disturbi nervosi e fisici spariscono, spesso con una rapidità
sorprendente, confermando così che quei disturbi non erano dovuti
a cause materiali, ma erano la diretta conseguenza del travaglio psico-spirituale.
In questi casi il risveglio spirituale costituisce una vera e propria
cura.
Ma il risveglio non si svolge sempre in modo così semplice ed
armonico, bensì può essere a sua volta causa di complicazioni,
disturbi e squilibri.
Questo avviene in coloro la cui mente non è ben salda, o nei
quali le emozioni sono esuberanti e non dominate, oppure il sistema
nervoso troppo sensibile e delicato, o ancora quando l'afflusso di energia
spirituale è travolgente per la sua subitaneità e violenza.
Quando la mente è troppo debole e impreparata a sopportare la
luce spirituale, oppure quando vi è tendenza alla presunzione
e all'egocentrismo, l'evento interiore può venire male interpretato.
Avviene, per così dire, una 'confusione di piani': la distinzione
fra assoluto e relativo, fra spirito e personalità non è
riconosciuta, e allora la forza spirituale può produrre un'esaltazione,
una 'gonfiatura' dell'io personale.
Alcuni anni or sono ho avuto occasione di osservare al manicomio di
Ancona un caso tipico di questo genere. Uno dei ricoverati, un simpatico
vecchietto, affermava tranquillamente ma ostinatamente... di essere
Dio.
Intorno a questa sua convinzione egli aveva fabbricato una serie delle
più fantastiche idee deliranti; di schiere celesti ai suoi comandi,
di grandi cose da lui compiute, ecc. Ma, a parte questo, egli era la
persona più buona, gentile e premurosa che si possa immaginare,
sempre pronta a render servizi ai medici e ai malati. La sua mente era
così chiara e attenta e i suoi atti così accurati, che
era stato fatto assistente del farmacista, il quale gli affidava le
chiavi della farmacia e la preparazione di medicine.
Questo non diede mai luogo ad alcun inconveniente, all'infuori della
sparizione di un po' di zucchero che egli sottraeva per far con esso
cosa gradita ad alcuni dei ricoverati.
Dal punto di vista medico ordinario il nostro malato verrebbe considerato
come un semplice caso di delirio di grandezza, una forma paranoide;
ma in realtà queste non sono che etichette puramente descrittive
o di classificazione clinica, e la psichiatria ordinaria nulla sa dirci
di certo sulla vera natura e sulle cause di questi disturbi. Mi sembra
quindi sia lecito ricercare se non vi possa essere un'interpretazione
psicologica più profonda delle idee di quel malato. E' noto come
la percezione interiore della realtà dello Spirito e della sua
intima compenetrazione con l'anima umana dà a colui che la prova
un senso di grandezza e di allargamento interiore, la convinzione di
partecipare in qualche modo alla natura divina.
Nelle tradizioni religiose e nelle dottrine spirituali d'ogni tempo
se ne possono trovare numerose attestazioni e conferme, espresse non
di rado in forma assai audace.
Nella Bibbia troviamo la frase esplicita e recisa: "Non sapete
che siete Dei?" E sant'Agostino dice: "Quando l'anima ama
qualcosa, diventa a essa simile; se ama le cose terrene, diventa terrena;
ma se ama Dio (si potrebbe chiedere) diventa essa Dio?"
L'espressione più estrema della identità di natura fra
lo spirito umano nella sua pura e reale essenza e lo Spirito Supremo
è contenuta nell'insegnamento centrale della filosofia Vedanta:
Tat twam asi (Tu sei Quello) e Aham evam param Brahman (In verità
io sono il Supremo Brahman).
Comunque si voglia concepire questo rapporto fra lo spirito individuale
e quello universale, sia che lo si consideri come un'identità
o come una somiglianza, una partecipazione, una unione, bisogna riconoscere
in modo ben chiaro, e tener sempre presente in teoria e in pratica,
la grande differenza che esiste fra lo spirito individuale nella sua
natura essenziale – quello che è stato chiamato il 'fondo'
o il ‘centro' o ‘Tapice' dell'anima, l'Io superiore, il
Sé reale - e la piccola personalità ordinaria, il piccolo
io di cui siamo abitualmente consapevoli.
Il non riconoscere tale distinzione porta a conseguenze assurde e pericolose.
Questo ci dà la chiave per comprendere lo squilibrio mentale
del malato di cui ho fatto cenno, e altre forme meno estreme di autoesaltazione
e di autogonfiatura. L'errore funesto di tutti coloro che cadono in
preda a tali illusioni è quello di attribuire al proprio io personale
non rigenerato le qualità e i poteri dello Spirito. In termini
filosofici si tratta di una confusione fra realtà relativa e
realtà assoluta, fra il piano personale e quello metafisico.
Da questa interpretazione di certe idee di grandezza si possono trarre
anche utili norme curative. Essa ci mostra come il cercare di dimostrare
al malato che egli ha torto, che le sue idee sono del tutto assurde
o il deriderle, non serve a nulla; anzi non fa che inasprirlo.
Invece è opportuno riconoscere con lui l'elemento di vero che
c'è nelle sue affermazioni e poi cercar pazientemente di fargli
comprendere la distinzione su accennata.
In altri casi l'improvvisa illuminazione interna prodotta dal risveglio
dell'anima determina invece un'esaltazione emotiva, che si esprime in
modo clamoroso e disordinato: con grida, pianto, canti e agitazioni
motorie varie.
Coloro poi che sono di tipo attivo, dinamico, combattivo, possono venir
spinti dall'eccitazione del risveglio ad assumere la parte del profeta
o del riformatore, formando movimenti e sette caratterizzati da un eccessivo
fanatismo e proselitismo.
In certe anime nobili, ma troppo rigide ed eccessive, la rivelazione
dell'elemento trascendente e divino del proprio spirito suscita un'esigenza
di adeguazione completa e immediata a quella perfezione. Ma in realtà
tale adeguazione non può essere semmai che il termine di una
lunga e graduale opera di trasformazione e di rigenerazione della personalità;
quindi quell'esigenza non può che esser vana e provocare reazioni
di depressione e di disperazione autodistruttive.
In alcune persone, a ciò predisposte, il 'risveglio' si accompagna
con manifestazioni psichiche paranormali di vario genere. Esse hanno
visioni, generalmente di esseri elevati o angelici, oppure odono delle
voci, o si sentono spinte a scrivere automaticamente. Il valore dei
messaggi così ricevuti è assai diverso da caso a caso;
perciò occorre che essi vengano sempre esaminati e vagliati obiettivamente,
senza prevenzioni, ma anche senza lasciarsi imporre dal modo con cui
sono pervenuti, né dalla presunta autorità di chi asserisca
esserne l'autore. E’ opportuno diffidare soprattutto dei messaggi
che contengono ordini precisi e richiedono obbedienza cieca, e di quelli
che tendono a esaltare la personalità del ricevente. I veri istruttori
spirituali non usano mai tali metodi.
Prescindendo poi dall'autenticità e dal valore intrinseco di
quei messaggi, sta il fatto che essi sono pericolosi perché possono
facilmente turbare, anche in modo grave, l'equilibrio emotivo e mentale.
III. Le reazioni che seguono
al risveglio spirituale
Queste reazioni si producono generalmente dopo un certo tempo.
Come abbiamo accennato, un risveglio spirituale armonico suscita un
senso di gioia, e una illuminazione della mente che fa percepire il
significato e lo scopo della vita, scaccia molti dubbi, offre la soluzione
di molti problemi e dà un senso di sicurezza interiore. A questo
si accompagna un vivido senso dell'unità, della bellezza, della
santità della vita, e dall'anima risvegliata s'effonde un'onda
di amore verso le altre anime e tutte le creature.
Invero non vi è nulla di più lieto e confortante del contatto
con uno di questi 'risvegliati' che si trovi in un tal 'stato di grazia'.
La sua personalità di prima, coi suoi angoli acuti e coi suoi
elementi sgradevoli, sembra sparita e una nuova persona, simpatica e
piena di simpatia, sorride a noi e al mondo intero, tutta desiderosa
di dar piacere, di rendersi utile, di condividere con gli altri le sue
nuove ricchezze spirituali di cui non sa contenere in sé la sovrabbondanza.
Questo stato gioioso dura più o meno a lungo, ma è destinato
a cessare.
La personalità ordinaria, coi suoi elementi inferiori, era stata
solo temporaneamente sopraffatta e addormentata, non uccisa o trasformata.
Inoltre l'afflusso di luce e di amore spirituale è ritmico e
ciclico come tutto quanto avviene nell'universo; esso quindi prima o
poi diminuisce o cessa: il flusso è seguito dal riflusso.
Questa esperienza interna è penosissima, e in alcuni casi produce
reazioni violente e seri disturbi. Le tendenze inferiori si risvegliano
e si riaffermano con forza rinnovata; tutti gli scogli, i detriti, i
rifiuti, che erano stati ricoperti dall'alta marea, ricompaiono di nuovo.
La persona, la cui coscienza morale si è fatta, in seguito al
risveglio, più raffinata ed esigente, la cui sete di perfezione
è divenuta più intensa, si giudica con maggior severità,
si condanna con maggior rigore e può credere, erroneamente, di
esser caduta più in basso di prima. E ciò può essere
indotta anche dal fatto che talvolta certe tendenze e impulsi inferiori,
che erano rimasti latenti nell'inconscio, vengono risvegliati e stimolati
a una violenta opposizione dalle nuove alte aspirazioni spirituali,
che sono per essi una sfida e una minaccia.
Talvolta la reazione va così oltre, che la persona giunge fino
a negare il valore e la realtà della propria recente esperienza
interiore. Dubbi e critiche sorgono nella sua mente ed essa è
tentata di considerare tutto ciò che è avvenuto come un'illusione,
una fantasia, una 'montatura sentimentale'. Essa diviene amara e sarcastica;
deride se stessa e gli altri e vorrebbe rinnegare i propri ideali e
le proprie aspirazioni spirituali.
Eppure, per quanto si sforzi di farlo, essa non può ritornare
nello stato di prima: ha avuto la visione e il fascino della sua bellezza
resta in lei, non può esser dimenticato. Essa non può
più adattarsi a viver soltanto la piccola vita comune; una divina
nostalgia la assilla e non le dà requie.
Talvolta la reazione assume caratteri nettamente morbosi: insorgono
accessi di disperazione e tentazioni di suicidio.
La cura di tali reazioni eccessive consiste soprattutto nell'impartire
una chiara comprensione della loro natura e nell'indicare qual è
il solo modo nel quale si possono superare. Si deve far capire a chi
ne soffre che lo 'stato di grazia' non poteva durare per sempre, che
la reazione era naturale e inevitabile. È come se egli avesse
fatto un volo superbo fin presso alle vette illuminate dal sole, ammirando
il vasto paesaggio che si stende fino all'orizzonte; ma ogni volo prima
o poi deve finire: si viene riportati alla pianura, e si deve poi ascendere
lentamente, passo a passo, il ripido pendio che conduce alla stabile
conquista delle cime. Il riconoscimento che questa discesa o 'caduta'
è un evento naturale, al quale tutti siamo sottoposti, conforta
e solleva il pellegrino e lo incoraggia ad accingersi animosamente all'ascesa.
IV. Le fasi del processo di trasmutazione
L'ascesa di cui abbiamo fatto cenno consiste in realtà nella
trasmutazione e rigenerazione della personalità. Un procedimento
lungo e complesso, che è composto di fasi di purificazione attiva
per rimuovere gli ostacoli all'afflusso e all'azione delle forze spirituali;
fasi di sviluppo delle facoltà interiori che erano rimaste latenti
o troppo deboli; fasi nelle quali la personalità deve restare
ferma e docile, lasciandosi 'lavorare' dallo Spirito e sopportando con
coraggio e pazienza le inevitabili sofferenze. E’ un periodo pieno
di cambiamenti, di alternative fra luce e tenebra, fra gioia e dolore.
Le energie e l'attenzione di chi vi si trova sono spesso tanto assorbite
dal travaglio che gli riesce difficile far fronte alle varie esigenze
della sua vita personale. Perciò chi l'osservi superficialmente
e lo giudichi dal punto di vista della normalità e dell'efficienza
pratica, trova che è peggiorato e vale meno di prima. Perciò
al suo travaglio interiore si aggiungono spesso giudizi incomprensivi
e ingiusti da parte di persone di famiglia, di amici e anche di medici,
e non gli vengono risparmiate osservazioni pungenti sui 'bei risultati'
delle aspirazioni e degli ideali spirituali, che lo rendono debole e
inefficiente nella vita pratica. Questi giudizi riescono spesso assai
penosi a chi ne è oggetto, che può talvolta venirne turbato
e cadere in preda ai dubbi e allo scoraggiamento.
Pure questa è una delle prove che devono essere superate. Essa
insegna a vincere la sensibilità personale, ad acquistare indipendenza
di giudizio e fermezza di condotta. Perciò tale prova dovrebbe
venir accolta senza ribellione, anzi con serenità. D'altra parte
se coloro che circondano la persona sottoposta alla prova comprendono
il suo stato, possono esserle di grande aiuto ed evitarle molti contrasti
e sofferenze non necessarie.
In realtà si tratta di un periodo di transizione: un uscire da
un vecchio stadio senza aver raggiunto il nuovo. E’ una condizione
simile a quella del verme che sta subendo il processo di trasformazione
che lo farà diventare un'alata farfalla: esso deve passare per
lo stato di erisalide, che è una condizione di disintegrazione
e impotenza.
Ma all'uomo in generale non viene elargito il privilegio che ha il verme
di svolgere quella trasmutazione protetto e raccolto in un bozzolo.
Egli deve, soprattutto oggi, restare al suo posto nella vita e continuare
ad assolvere quanto meglio può i propri doveri famigliari, professionali
e sociali, come se non stesse avvenendo nulla in lui. L'arduo problema
che deve risolvere è simile a quello degli ingegneri inglesi,
che dovettero trasformare e ampliare una grande stazione ferroviaria
di Londra, senza interrompere il traffico neppur per un'ora.
Non dobbiamo certo meravigliarci se un'opera così complessa e
faticosa è talvolta causa di disturbi nervosi e psichici, ad
esempio esaurimento nervoso, insonnia, depressione, irritabilità,
irrequietezza. E questi disturbi, dato il forte influsso della psiche
sul corpo, possono a foro volta facilmente produrre svariati sintomi
fisici.
Nel curare tali casi occorre comprenderne la vera causa, e aiutare il
malato con una sapiente e opportuna azione psicoterapica, poiché
le cure fisiche e medicamentose possono aiutare ad attenuare i sintomi
e i disturbi fisici, ma evidentemente non possono agire sulle cause
psicospirituali del male.
Talvolta i disturbi sono prodotti o aggravati dagli eccessivi sforzi
personali che fa l'aspirante alla vita spirituale per forzare il proprio
sviluppo interno, sforzi che producono una repressione anziché
la trasformazione degli elementi inferiori, e una estrema intensificazione
della lotta, con una corrispondente eccessiva tensione nervosa e psichica.
Questi aspiranti troppo impetuosi devono rendersi conto che la parte
essenziale del lavoro di rigenerazione è fatta dallo spirito
e dalle sue energie, e che quando essi hanno cercato di attirare quelle
energie col loro fervore, le loro meditazioni, il loro retto atteggiamento
interno, quando hanno cercato di eliminare tutto quello che può
ostacolare l'azione dello spirito, devono attendere con pazienza e con
fede che quell'azione si svolga spontaneamente nella loro anima.
Una difficoltà diversa in un certo senso opposta, deve essere
superata nei periodi nei quali l'afflusso di forza spirituale è
ampio e abbondante.
Quella forza preziosa può venir facilmente sperperata in effervescenza
emotiva e in attività febbrili ed eccessive. In altri casi invece
essa è tenuta troppo a freno, non viene sufficientemente tradotta
in vita e utilizzata, di modo che si accumula sempre più e con
la sua forte tensione può produrre disturbi e logorii interiori,
come una corrente elettrica troppo forte può fondere le valvole
e anche produrre dei corti circuiti.
Occorre quindi apprendere a regolare opportunamente e saggiamente il
flusso delle energie spirituali, evitandone la dispersione, ma usandole
attivamente in nobili e feconde opere interne ed esterne.
V. La 'notte oscura dell'anima'
Quando il processo di trasformazione psicospirituale raggiunge il suo
stadio finale e decisivo, esso produce talvolta un'intensa sofferenza
e un'oscurità interiore che è stata chiamata dai mistici
cristiani 'notte oscura dell'anima' i suoi caratteri la fanno rassomigliare
molto alla malattia chiamata 'psicosi depressiva' o melanconia. Tali
caratteri sono: uno stato emotivo d'intensa depressione, che può
giungere fino alla disperazione; un senso acuto della propria indegnità;
una forte tendenza all'autocritica e all'autocondanna, che in alcuni
casi giunge fino alla convinzione di esser perduti o dannati; un senso
penoso di impotenza mentale; l'indebolimento della volontà e
dell'autodominio; un disgusto e una grande difficoltà ad agire.
Alcuni di questi sintomi possono presentarsi in forma meno intensa anche
negli stadi precedenti, ma allora non si tratta della vera 'notte oscura
dell'anima'.
Questa strana e terribile esperienza non è, malgrado le apparenze,
uno stato patologico; essa ha cause spirituali e un grande valore spirituale
(Vedi san Giovanni della Croce, La notte oscura dell'anima e E. Underhill.
.Mysticism - New York, 1961).
A questa, che è stata anche chiamata la 'crocifissione mistica'
o morte mistica', segue la gloriosa resurrezione spirituale che pone
fine a ogni sofferenza e a ogni disturbo, dei quali è sovrabbondante
compenso, e che costituisce la pienezza della salute spirituale.
Il tema da noi scelto ci ha obbligati a occuparci quasi esclusivamente
dei lati più penosi e anormali dello sviluppo interiore, ma non
vorremmo certo dar l'impressione che coloro che seguono la via dell'ascesa
spirituale siano colpiti da disturbi nervosi più facilmente degli
uomini ordinari. E’ opportuno perciò mettere bene in chiaro
i punti seguenti:
1) In molti casi lo sviluppo spirituale si svolge in un modo più
graduale e armonico di quello che è stato descritto, di guisa
che le difficoltà vengono superate e i diversi stadi passati
senza reazioni nervose e fisiche.
2) I disturbi nervosi e mentali degli uomini e delle donne 'ordinari'
sono spesso più gravi, più difficili a sopportare e a
curare di quelli prodotti da cause spirituali. I disturbi degli uomini
ordinari sono spesso prodotti da conflitti violenti fra le passioni,
o fra gli impulsi inconsci e la personalità cosciente o dalla
ribellione contro condizioni o contro persone che sono in contrasto
coi loro desideri e le loro esigenze egoistiche. Noti di rado è
più difficile curarli, perché gli aspetti superiori sono
troppo deboli e vi è poco a cui fare appello per indurli a fare
i sacrifici necessari e a sottomettersi alla disciplina occorrente per
produrre gli assestamenti, l'armonia che possono render loro la salute.
3) Le sofferenze e i disturbi di coloro che percorrono la via spirituale,
per quanto possano talora essere gravi, sono in realtà solo reazioni
temporanee e per così dire le scorie di un processo organico
di crescita e di rigenerazione interna. Perciò essi spariscono
spesso spontaneamente quando la crisi che li aveva prodotti si risolve,
o cedono più facilmente a una cura adatta.
4) Le sofferenze prodotte dalle basse maree e dai riflussi dell'onda
spirituale sono ampiamente compensate dalle fasi di afflusso e di elevazione,
e dalla fede nel grande scopo e nell'alta mèta dell'avventura
interiore.
Questa visione di gloria costituisce un’ispirazione potente, un
conforto infallibile, una sorgente inesauribile di forza e di coraggio.
Noi dovremmo quindi rievocare tale visione nel modo più vivido
e il più spesso possibile, e uno dei più grandi benefici
che possiamo arrecare a chi è tormentato da crisi e conflitti
spirituali è di a fare altrettanto.
Cerchiamo di immaginare vividamente la gloria e la beatitudine dell'anima
vittoriosa e liberata che partecipa coscientemente alla saggezza, alla
potenza, all'amore della Vita Divina. Immaginiamo con visione ancor
più larga la gloria del Regno di Dio realizzato sulla terra,
la visione di una umanità redenta, dell'intera creazione rigenerata
e manifestante con gioia le perfezioni di Dio. Sono visioni di tal genere
che hanno reso capaci i grandi mistici e santi di sopportare sorridendo
i loro tormenti interiori e il loro martirio fisico, che hanno fatto
dire a san Francesco: "Tanto è il bene che m'aspetto che
ogni pena mi è diletto!"
Ma ora dobbiamo scendere da queste altezze e ritornare un istante nella
valle ove le anime sono in travaglio.
Considerando la questione dal punto di vista più strettamente
medico e psicologico, occorre rendersi ben conto che - come abbiamo
accennato - mentre i disturbi che accompagnano le varie crisi dello
sviluppo spirituale appaiono a un primo esame molto simili, e talvolta
identici, a quelli dei malati ordinari in realtà le loro cause
e il loro significato sono molto differenti, anzi in un certo senso
opposti; quindi la cura deve essere corrispondentemente diversa. I sintomi
neuro-psichici dei malati ordinari hanno generalmente un carattere regressivo.
Quei malati non sono stati capaci di compiere i necessari assestamenti
interni ed esterni che fanno parte del normale sviluppo della personalità.
Per esempio, essi non sono riusciti a liberarsi dall'attaccamento emotivo
ai genitori e restano quindi in uno stato di dipendenza infantile da
essi o da chi, anche simbolicamente, li sostituisce.
Talvolta invece la loro incapacità o cattiva volontà a
far fronte alle esigenze e alle difficoltà della normale vita
familiare e sociale farà sì che essi, anche senza rendersene
conto, cerchino rifugio in una malattia che li sottragga a quegli obblighi.
In altri casi si tratta di un trauma emotivo: per esempio una delusione
o una perdita che essi non sanno accettare e a cui reagiscono con una
malattia.
In tutti questi casi si tratta di un conflitto fra la personalità
cosciente e gli elementi inferiori che spesso operano nell'inconscio
con la parziale vittoria di questi ultimi.
Invece i mali prodotti dal travaglio dello sviluppo spirituale hanno
un carattere nettamente progressivo. Essi dipendono dallo sforzo di
crescere, da una spinta verso l'alto; essi sono il risultato di conflitti
e squilibri temporanei fra la personalità cosciente e le energie
spirituali che irrompono dall'alto.
Da tutto ciò risulta evidente che la cura per i due tipi di malattie
deve essere molto diversa.
Per il primo gruppo il compito terapeutico consiste nell'aiutare il
malato a raggiungere il livello dell'uomo 'normale', eliminando le repressioni
e le inibizioni, le paure e gli attaccamenti, aiutandolo a passare dal
suo eccessivo egocentrismo, dalle sue false valutazioni dalle sue concezioni
deformate della realtà a una visione oggettiva e razionale della
vita, all'accettazione dei suoi doveri e obblighi e a un giusto apprezzamento
dei diritti degli altri. Gli elementi non ben sviluppati, non coordinati
e contrastanti, devono venir armonizzati e integrati in una psicosintesi
personale. Per i malati del secondo gruppo il compito curativo è
invece quello di produrre un assestamento armonico, favorendo l'assimilazione
e l'integrazione delle nuove energie spirituali con gli elementi normali
preesistenti, cioè di compiere una psicosintesi trans-personale
intorno a un più alto centro interno.
E' chiaro quindi che la cura adatta per i malati del primo gruppo è
insufficiente, anzi può essere anche dannosa, per un malato del
secondo. Le sue difficoltà aumentano, anziché diminuire,
se egli è nelle mani di un medico che non comprenda il suo travaglio,
che ignori o neghi le possibilità dello sviluppo spirituale.
Tale medico può svalutare o deridere le aspirazioni spirituali
del malato, considerandole come vane fantasie o interpretandole in modo
materialistico. Così il malato può venir da lui indotto
a ritener di far bene cercando di indurire il guscio della propria personalità
e rifiutandosi di dare ascolto agli insistenti appelli della sua anima.
Ma questo può solo aggravare il suo stato, render più
aspra la lotta, ritardare la soluzione.
Invece un medico che percorra egli pure la via spirituale, o che almeno
abbia una chiara comprensione e un giusto apprezzamento della realtà
e delle conquiste spirituali, può essere di grande aiuto a un
malato di quel genere.
Se, come spesso è il caso, questi è ancora allo stadio
dell'insoddisfazione, dell'irrequietezza e delle inconsce aspirazioni;
se egli ha perduto ogni interesse per la vita ordinaria ma non ha ancora
avuto un lume della Realtà Superiore; se egli cerca sollievo
in direzioni sbagliate ed erra per vicoli ciechi, allora la rivelazione
della vera causa del suo male e un aiuto efficace a trovare la vera
soluzione possono facilitare e accelerare molto il risveglio dell'anima,
che costituisce di per se stesso la parte principale della cura.
Quando una persona si trova al secondo stadio, quello nel quale si bea
nella luce dello spirito e fa gioiosi voli verso le altezze supercoscienti,
si può farle molto bene spiegandole la vera natura e funzione
di quelle sue esperienze, preavvisandola che esse sono necessariamente
temporanee e descrivendole le ulteriori vicissitudini del pellegrinaggio.
Così quella persona è preparata quando sopraggiunge la
reazione, e le viene in tal modo risparmiata quella parte non piccola
di sofferenza, prodotta dalla sorpresa della 'caduta' e dai dubbi e
dagli scoraggiamenti che ne conseguono.
Quando un tal preavviso non è stato dato e la cura viene iniziata
durante la reazione depressiva, il malato può essere molto sollevato
e aiutato dall'assicurazione, avvalorata da esempi, che si tratta di
uno stato temporaneo dal quale uscirà sicuramente.
Nel quarto stadio, quello degli 'incidenti dell'ascesa', che è
il più lungo e multiforme, l'opera di chi aiuta è corrispondentemente
più complessa. I suoi aspetti principali sono:
1) Chiarire a colui che soffre il significato di quanto sta avvenendo
in lui e indicargli il giusto atteggiamento da prendere;
2) Insegnargli come si può dominare le tendenze inferiori senza
però reprimerle nell'inconscio;
3) Insegnargli, ed aiutarlo, a trasmutare e sublimare le proprie energie
psichiche;
4) Aiutarlo a sostenere e far buon uso delle energie spirituali che
affluiscono nella sua coscienza;
5) Guidarlo, e cooperare con lui, nel lavoro di ricostruzione della
sua personalità, di psicosintesi.
Nello stadio della 'notte oscura dell'anirna' è assai difficile
prestare aiuto, perché chi vi si trova è avvolto in una
nube così densa, è tanto immerso nella sua sofferenza
che la luce dello spirito non giunge alla sua coscienza. L'unico modo
di dare forza e sostegno è il ripetere instancabilmente l'assicurazione
che si tratta di una esperienza transitoria e non di uno stato permanente,
come tende a credere chi vi si trova - ed è ciò che più
gli dà disperazione. E’ bene inoltre assicurargli con energia
che il suo tormento, per quanto terribile, ha un si grande valore spirituale
e gli sarà apportatore di tanto bene che dopo arriverà
a benedirlo; così egli viene aiutato a sopportarlo e ad accettarlo
con calma, rassegnazione e con forte pazienza.
Riteniamo opportuno accennare che queste cure psicologiche e spirituali
non escludono l'uso sussidiario di mezzi fisici, che possono alleviare
i sintomi e concorrere al buon esito della cura. Tali sussidi saranno
soprattutto quelli che coadiuvano all'opera sanatrice della natura,
come un'alimentazione igienica, esercizi di rilasciamento, contatto
con gli elementi naturali, un ritmo adatto delle varie attività
fisiche e psichiche.
In alcuni casi la cura è resa più complicata dal fatto
che vi è nel malato un misto di sintomi progressivi e di sintomi
regressivi. Si tratta di casi di sviluppo interiore irregolare e disarmonico.
Queste persone possono raggiungere alti livelli spirituali con una parte
della loro personalità, ma essere d'altro lato schiave di attaccamenti
infantili o sotto il dominio di 'complessi' inconsci. Si potrebbe anzi
dire che, con un'analisi accurata, nella maggioranza di coloro che percorrono
la via spirituale si trovano - come, si noti, in quasi tutti i così
detti 'normali' - dei resti più o meno grandi di limitazioni
di quel genere. Resta però il fatto che, nella grande maggioranza
dei casi, vi è una netta prevalenza o dei sintomi regressivi
o di quelli progressivi. Ma la possibilità che sintomi di entrambi
i gruppi si trovino frammisti nello stesso malato deve esser sempre
tenuta presente, e occorre che ogni disturbo venga accuratamente studiato
e interpretato, per accertarne la vera causa e trovarne quindi la cura
adatta. Da tutto quanto abbiamo detto risulta chiaro che per curare
in modo efficace e soddisfacente i disturbi nervosi e psichici che accompagnano
lo sviluppo spirituale, occorre una duplice serie di conoscenze e di
pratica: quella del medico esperto di malattie nervose e di psicoterapia,
e quella del serio studioso o del pellegrino sulle vie dello Spirito.
Questa duplice competenza si trova attualmente di rado associata; ma
dato il rapido crescere dei numero delle persone bisognose di simili
cure, tutti coloro che siano in grado di farlo dovrebbero accingersi
risolutamente a prepararsi per quell'opera di bene.
Tali cure poi sarebbero rese più facili se si potesse anche formare
assistenti opportunamente preparati, sì da saper cooperare intelligentemente.
Infine sarebbe molto utile che il pubblico in generale fosse informato
dei fatti principali riguardanti le connessioni fra disturbi neuropsichici
e crisi interiori, in modo che i familiari possano facilitare il compito
dei malato e quello del medico, invece di complicarlo e ostacolarlo
con l'ignoranza, i pregiudizi, e anche l'opposizione attiva, come purtroppo
avviene assai spesso.
Quando questa triplice opera di preparazione sarà stata fatta
presso i medici, le infermiere e il pubblico, una grande somma di sofferenze
non necessarie verrà eliminata e molti pellegrini potranno raggiungere
con meno lungo e meno aspro travaglio l'alta mèta che perseguono:
l'unione con la Divina Realtà.
Roberto
Assagioli
Lo sviluppo Transpersonale
Casa editrici Astrolabio
|