La canapa ad uso medico
Che cosa è
la canapa? - La cannabis sativa indica viene normalmente chiamata anche canapa indiana ed è quella che ha il maggiore contenuto di Thc, un principio attivo. Dalle foglie e dai fiori di questa pianta si ricava la marijuana che contiene una percentuale di Thc che varia dall'1 al 5 per cento. Un altro derivato è l'hashish: si produce a partire dalle resine della pianta e contiene percentuali di Thc variabili dal 5 al 20 per cento. Dalla cannabis, infine, si ricava anche l'olio di cannabis che può contenere fino al 60 per cento di Thc. In Italia è ammessa solo quella per uso agricolo - Il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea, nella seduta del 17 luglio 2000, ha approvato la riforma dell'organizzazione comune di mercato che riguarda anche la coltivazione della canapa. Al Consiglio, per l'Italia, ha partecipato anche il ministro delle Politiche agricole e forestali Alfonso Pecoraro Scanio. - La riforma prevede aiuti per la coltivazione e la trasformazione della canapa per uso tessile, cioè per produrci fibre e tessuti. Quindi, questo provvedimento legislativo non ha nulla a che vedere con l'uso di questa erba in campo medico. Come agisce
il Thc - Nella cannabis sativa sono contenuti anche altri cannabinoidi: il delta-8Thc, che non è psicotropo, ma che sembra avere comunque proprietà curative, soprattutto antiemetiche, cioè che aiutano a contrastare il vomito in particolare nei bambini malati di leucemia, e il cannabidiolo, capace di contrastare le convulsioni. - Di recente, è stato scoperto che nel cervello umano esistono dei recettori specifici per i cannabinoidi e che il nostro organismo produce una sostanza (l'anandamide), in grado di interagire con questi recettori. Ciò ha permesso di scoprire l'esistenza di un vero e proprio "sistema cannabinoide endogeno", il cui ruolo all'interno dell'organismo non è ancora del tutto chiaro, ma il cui studio permetterà di capire i meccanismi che sono alla base delle proprietà curative dei cannabinoidi. Per quali
disturbi è utile: - Una delle principali azioni farmacologiche del Thc sul cervello è quello di ridurre la sensibilità al dolore. Per questo è molto utile come analgesico nei confronti di disturbi, come emicrania ricorrente o dolori mestruali. - Soprattutto in quest'ultimo caso il Thc è adatto in quanto ha anche una funzione miorillassante, cioè decontrarre i muscoli. Inoltre, il Thc ha un'azione antinfiammatoria, quindi, è utile anche in altri tipi di dolori come quelli dovuti ai reumatismi. Gli spasmi muscolari - Gli spasmi muscolari sono contrazioni anomale dei muscoli del corpo, spesso dovute a serie malattie come la sclerosi multipla o il morbo di Parkinson. I cannabinoidi hanno sui muscoli un effetto miorilassante e antispastico, di conseguenza aiutano a decontrarre la muscolatura, come dimostra uno studio uscito di recente sulla rivista scientifica "Nature". - Queste specifiche proprietà curative si spiegano perché i recettori per il cannabinoidi Cb1 sono concentrati maggiormente nei gangli basali e nel cervelletto, cioè nelle aree del cervello deputate alle funzioni motorie. - Anche per questo motivo, la Royal pharmaceutical society, un'associazione inglese, ha di recente avuto l'autorizzazione dal governo britannico a procedere a un'ulteriore sperimentazione su 2000 persone malate di sclerosi multipla, per poter trovare la formulazione farmaceutica migliore a combattere questo serio disturbo. - Infatti, uno dei principali nodi da risolvere per la somministrazione farmaceutica della cannabis è proprio trovare la formulazione più adatta a ogni tipo di disturbo che si cerca di curare. Nel caso degli spasmi muscolari, la strada più seguita dal punto di vista scientifico è quella dell'aerosol. L'asma - I cannabinoli hanno anche un effetto broncodilatatore, cioè aiutano a dilatare i bronchi e facilitando la respirazione. Questa proprietà potrebbe essere sfruttata da chi soffre di asma, ma la ricerca sta ancora lavorando su una formulazione farmaceutica che consenta una modalità di somministrazione diversa dal fumo perché quest'ultimo danneggerebbe comunque i polmoni. Il glaucoma - Il glaucoma è un serio disturbo della vista caratterizzato dall'aumento della pressione intraoculare, cioè quella all'interno degli occhi. Per questa malattia il delta-9-Thc sembra essere utile in quanto, in alcuni casi, riesce a diminuire la pressione interna. - A scoprire ciò è stato un cittadino statunitense, il dottor Randall il quale ha ottenuto dalla legge di potersi curare con derivati della cannabis, aprendo la strada a questa terapia per questo specifico disturbo della vista. La sua scelta, infatti, ha trovato conferma anche in successivi studi clinici. La nausea, il vomito durante la chemioterapia - Già dal 1985 la Fda (la Food and drug administration), ossia l'ente americano che controlla i medicinali negli Usa ha permesso la vendita di un cannabinoide sintetico, ossia prodotto in laboratorio, il dronabinolo, in grado di contrastare la nausea in chi è sottoposto a chemioterapia. - La chemioterapia è un insieme di cure a base di farmaci chimici che si usano per combattere i tumori, gli effetti collaterali che accompagnano questo trattamento sono spesso molto pesanti. I farmaci a base di principi attivi estratti dalla cannabis aiutano ad alleviare gli effetti collaterali, in particolare il vomito e la nausea. L'inappetenza nei malati di Aids - Recenti studi hanno dimostrato che un cannabinoide sintetico, il dronabinolo, riesce anche a stimolare l'appetito, producendo un significativo aumento di peso, nelle persone malate di Aids e colpite dalla cosiddetta sindrome del deperimento. - E' stato, inoltre, presentato uno studio che ha chiarito che i derivati della cannabis non interferiscono con i farmaci antivirali, cioè quei medicinali utilizzati per combattere i virus come quello dell'Hiv, che provoca l'Aids. Le convulsioni epilettiche - Il cannabidiolo, ossia un cannabinoide non psicoattivo, sembra avere anche proprietà anticonvulsionanti, cioè che aiutano a combattere le convulsioni, uno dei sintomi più comuni dell'epilessia. - Gli studi effettuati su questa malattia, però, sono ancora alla fase sperimentale, anche se molti malati, che si sono sottoposti volontariamente agli esperimenti, sostengono che il cannabidiolo li ha aiutati a superare con più facilità le convulsioni. - Anche per questo la British medical association, uno degli enti britannici più autorevoli in campo sanitario, ha di recente raccomandato di approfondire le ricerche sull'azione di questa sostanza. I disturbi neurodegenerativi - Il morbo di Alzehimer, quello di Parkinson, la corea di Huntington, sono tutte malattie definite neurodegenerative perché sono provocate da una degenerazione delle cellule nervose. - Recenti studi, condotti da studiosi internazionali, tra cui un ricercatore italiano Maurizio Grimaldi, hanno scoperto che il cannabidiolo, un componente non psicoattivo della cannabis, aiuta a proteggere le cellule del cervello. - La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica "Proceedings of national academy", ha dimostrato che il cannabidiolo agisce come un antiossidante, cioè combatte l'invecchiamento e la morte dei neuroni. Anche se gli studi sono sempre alla fase sperimentale questa scoperta apre nuove possibilità nella cura dell'ictus e dei disturbi neurodegenerativi. All'estero già è un farmaco - La normativa che in Italia regola la cannabis indica è il Dpr numero 309 del 9 ottobre 1990: nel nostro Paese non sono in vendita farmaci allopatici che utilizzino la cannabis indica, che invece è presente in alcuni medicinali omeopatici, anche se in dosi minime (si misurano in nanogrammi, ossia in miliardesimi di grammo). - All'estero, ed esattamente negli Usa, in Israele, in Germania, in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi esistono due cannabinoidi sintetici già in commercio: il dronabinol e nabilone. Questi farmaci vengono venduti dietro presentazione di ricetta medica per curare gli effetti collaterali della chemioterapia e per stimolare l'appetito nei malati di Aids, anche se entro il 2002 diventerà possibile utilizzarli per combattere gli spasmi della sclerosi multipla e per altri disturbi. Un problema: come somministrala? - L'istituto di medicina dell'Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti, lo scorso anno ha riconosciuto ufficialmente i benefici derivati dalla cannabis nella cura di determinate malattie. Nello stesso documento, però, l'ente americano ha portato all'attenzione del mondo scientifico il problema della ricerca di una somministrazione della cannabis diversa dal fumo. - Infatti, l'inalazione dei cannabinoidi tramite il fumo provoca danni simili a quelle delle sigarette che vanno da una semplice irritazione delle vie respiratorie a problemi molto più seri, come il tumore ai polmoni. Per questo la comunità scientifica internazionale sta cercando metodi di somministrazione alternativi al fumo che, nelle persone malate, ha effetti ancora più nocivi. - Per adesso si è arrivati a produrre come alternativa al fumo le pillole, ma il loro costo è molto elevato, inoltre l'assorbimento attraverso il tratto grastrointestinale è molto lento e gran parte del principio attivo viene inattivato dal passaggio nel fegato. - Un'altra modo di somministrazione che si sta sperimentando
è quello inalatorio, cioè i principi attivi della cannabis
vengono inalati come avviene durante un normale aerosol. Sono, inoltre,
allo studio anche cerotti che rilasciano attraverso la pelle queste
sostanze attive. APPROFONDIMENTI: Quali proprietà nasconde questa pianta? Perché è stata bandita? Di largo uso e consumo fin dall'antichità è stata "censurata" dai media, dai governi e dalle pubbliche amministrazioni di tutto il mondo. Oggi, più che mai, sta tornando un argomento di grande attualità. Ricercatori di tutto il mondo stanno studiando gli effetti e le applicazioni del famigerato Thc in campo medico e terapeutico con grandi risultati. Di certo non vorremmo l'utilizzo sintetico dei suoi principi attivi, ne tanto mento il suo brevetto ad esclusivo impiego farmacologico o la modificazione genetica della pianta! L'era del proibizionismo americano degli anni 20 riguardante l'uso e l'abuso dell'alcol è oramai superato, ma il Thc rimane un galeotto latitante da eliminare. Si muore di cirrosi epatica per gli effetti dell'alcool, mentre delle applicazioni mediche dei derivati di questa pianta non se ne parla quasi per niente! Vogliamo che siano i diretti interessati, quindi i consumatori a decidere cosa usare o meno, ma soprattutto che non si pongano censure o limiti alle ricerche scientifiche etichettando come pericolosa una sostanza (o qualsiasi altra cosa che non lo è!), mettendo strane idee in testa alla gente grazie alla terroristica disinformazione pubblica. La Canapa ad uso medico: News dal mondo: Link Utili (proibizionismo - storia - libri - informazioni
scientifiche):
Buona Lettura Claudio Capozza MBBS (Italy), Naturopathic Doctor (Australia) |