Disco verde
per la dieta vegetariana
di Stefano Cagno*
Carenze alimentari nella
dieta vegetariana?
Una bugia smascherata dai maggiori istituti mondiali di alimentazione.
Ecco come anche il mondo accademico ha dimostrato che è vero
esattamente il contrario
L'American Dietetic Association
e i Dietitians of Canada affermano che le diete vegetariane correttamente
bilanciate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e
comportano benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento
di alcune patologie.
Questo accurato e rigoroso documento, che sara' valido fino al 31 dicembre
2007, è il risultato della collaborazione tra l’American
Dietetic Association e i Dietitians of Canada, le 2 piu' prestigiose
associazioni di nutrizionisti nordamericane.
E' importante ricordare come molte altre Posizioni di Società
medico-scientifiche nordamericane abbiano gia' assunto valore di riferimento
internazionale. E' quindi giusto attivarsi affinche' anche questa Posizi“Ma
se non mangiate carne, come fate a procurarvi le proteine?”, “ma
se non mangiate carne, prima o poi avrete qualche carenza alimentare”.
Quante volte a noi vegetariano sono state rivolte domande di questo
tipo? Credo quasi tutti giorni, o comunque quasi ogni volta che abbiamo
informato qualcuno sulle nostre scelte alimentari. Ogni volta ci sforziamo
di spiegare che questi timori sono assolutamente infondati, ma spesso
la gente non ci crede o comunque rimane scettica. Capita persino a me,
laureato in Medicina e Chirurgia, di non essere creduto da chi non sa
nemmeno la differenza tra i polmoni e il cuore.
Da oggi però le nostre argomentazioni sono diventate più
credibili, poiché è stata recentemente pubblicata la posizione
ufficiale dell’American Dietitic Association e dei Dietitians
of Canada proprio sulle diete vegetariane.
Il documento, molto articolato, analizza la questione da più
punti di vista e affronta non solo il tema dell’alimentazione
vegetariana, ma anche di quella vegana. Può essere diviso in
quattro sezioni: nella prima viene inquadrato il problema, presentando
aspetti statistici e descrittivi, nella seconda sono esposte le considerazioni
nutrizionali, analizzando i singoli componenti della dieta, nella terza
la dieta vegetariana viene messa in correlazione con alcuni momenti
particolari della vita, come l’infanzia o la gravidanza, e infine
nella quarta viene valutato il rapporto tra la dieta vegetariana e l’insorgenza
delle più frequenti patologie. Il risultato finale, non è
solo quello di una assoluzione completa dall’accusa di essere
un tipo di alimentazione incompleto, ma è dimostrato che i vegetariani
hanno un rischio significativamente minore rispetto al resto della popolazione
di ammalarsi di diverse tra le più frequenti patologie.
In realtà le conclusioni appaiono chiare già dalle prime
righe del documento, quando si può leggere che l’American
Dietetic Association e i Dietitians of Canada affermano che “le
diete vegetariane correttamente bilanciate sono salutari, adeguate dal
punto di vista nutrizionale, e che comportano benefici per la salute
nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie”. Poco
più avanti leggiamo che “le diete vegane ben bilanciate
e altri tipi di diete vegetariane risultano appropriate per tutti gli
stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima
e seconda infanzia e adolescenza. Le diete vegetariane offrono molteplici
vantaggi sul piano nutrizionale, compresi ridotti contenuti di acidi
grassi saturi, colesterolo e proteine animali, a fronte di più
elevati contenuti di carboidrati, fibre, magnesio, potassio, acido folico
e antiossidanti, quali ad esempio le vitamine C ed E e le sostanze fitochimiche”.
Il documento presenta anche alcuni dati statistici molto interessanti,
secondo i quali nel 2000 circa il 2,5 % della popolazione adulta negli
USA (4.8 milioni di persone) seguiva una dieta vegetariana e, dato ancora
più sorprendente quasi l’1% era addirittura vegana.
In Canada, invece, la percentuale dei vegetariani era ancora più
alta e si attestava intorno al 4%.
Viene inoltre ricordato che già molte associazioni e istituti
di ricerca come l’American Istitute for Cancer Research e il World
Cancer Research Fund (Istituto Americano per la Ricerca sul Cancro e
la Fondazione Mondiale per la Ricerca sul Cancro), l’American
Cancer Society (Società dei Tumori Americana), l’American
Heart Association (Associazione dei Cardiologi Americani), la Heart
and Stroke Foundation of Canada (Fondazione per il Cuore e l’Ictus
del Canada) si sono espressi a favore di una dieta tendenzialmente vegetariana
per combattere le malattie.
Persino le Unified Dietary Guidelines (Linee Guida Dietetiche Unificate)
elaborate dalla American Cancer Society, la American Heart Association,
il National Istitutes of Health e la American Academy of Pediatrics
(Società dei Tumori Americana, la Società dei Cardiologi
Americani, l’Istituto Nazionale per la Salute USA e l’Accademia
Americana di Pediatria) raccomandano una dieta basata su una varietà
di cibi vegetali, inclusi cereali, verdure e frutta, per ridurre il
rischio delle principali malattie croniche.
Quindi in sintesi si può dire che sia i ricercatori che i clinici
sono ormai concordi nel ritenere la dieta vegetariana perfettamente
adatta, e persino auspicabile, per qualsiasi soggetto.
Nella seconda parte del documento si spiega, attraverso un’attenta
analisi dei singoli componenti della dieta, come mai si è giunti
a questa conclusione.
L’analisi parte dalle proteine, argomento principe di quanti sono
critici verso un’alimentazione vegetariana. Secondo i redattori
del documento, “a condizione che vengano consumati gli alimenti
vegetali in modo variato e che venga soddisfatto il fabbisogno energetico,
le proteine vegetali sono perfettamente in grado di soddisfare i fabbisogni
nutrizionali” e inoltre “l’isolato proteico di soia
è in grado di soddisfare il fabbisogno proteico esattamente come
le proteine animali”.
Insomma la principale contestazione che dobbiamo subire ogni giorno
è priva di qualsiasi fondamento e risulta probabilmente un retaggio
di una vecchia convinzione che, alla luce delle più recenti acquisizioni
in campo scientifico, si è dimostrata completamente sbagliata.
Secondo alcuni, i vegetariani, oltre che deboli, rischierebbero di diventare
anche anemici. Nel documento invece si legge che nonostante “le
quantità raccomandate di ferro nei vegetariani sono 1,8 volte
quelle dei non vegetariani, a causa di una più bassa biodisponibilità
del ferro a partire da una dieta vegetariana”, tuttavia, da un
punto di vista epidemiologico “l’incidenza dell’anemia
dalla carenza di ferro tra i vegetariani è sovrapponibile a quella
verificata tra i non-vegetariani”.
Anche per l’altro elemento fondamentale per la sintesi dei globuli
rossi, ossia la vitamina B12, non esistono problemi, poiché “i
lacto-ovo-vegetariani sono in grado di ricavare adeguate quantità
di vitamina B12 a partire da latticini e uova se questi cibi vengono
consumati regolarmente” e per i vegani esistono comunque in commercio
integratori contenenti la vitamina B12.
Analoghe conclusioni, assolutamente rassicuranti, riguardano lo zinco,
lo iodio, il calcio, le vitamine A e D.
Nella sezione riguardante “Il vegetarismo nel corso del ciclo
vitale” viene analizzata la prima infanzia, la seconda infanzia,
l’adolescenza, le donne in gravidanza e allattamento, l’età
anziana e gli atleti. Anche in questi casi è disco verde per
la dieta vegetariana.
“Le diete vegane, lacto-vegetariane e lacto-ovo-vegetariane, ben
bilanciate, sono adeguate a tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusi
gravidanza e allattamento. Le diete vegane, lacto-vegetariane e lacto-ovo-vegetariane
adeguatamente pianificate soddisfano i fabbisogni nutrizionali dei bambini
nella prima e seconda infanzia e degli adolescenti, e promuovono una
crescita normale [...] I bambini e gli adolescenti vegetariani presentano
più bassi introiti di colesterolo, grassi saturi e grassi totali,
e più elevati introiti di frutta, verdure e fibre rispetto ai
non-vegetariani. È stato riportato che i bambini vegetariani
sono anche più magri e presentano più bassi livelli di
colesterolo plasmatico”.
Quindi in un momento storico come l’attuale in cui l’obesità
sta diventano un problema serio e diffuso in tutte le società
ricche, in cui i bambini mangiano dolci, merendine e sostanze ben poco
nutrienti, l’alimentazione vegetariana risulta quanto mai auspicabile
e in grado di mantenere i piccoli in buona salute senza provocare danni
già in tenera età.
È però l’ultima sezione quella che dovrebbe colpire
maggiormente i non vegetariani, perché in essa, dopo che è
stato sfatato il mito della dannosità di una alimentazione che
evita il consumo della carne, si sancisce, da un punto di vista scientifico,
che è proprio la dieta vegetariana quella più indicata
per diminuire in maniera significativa il rischio di ammalarsi delle
più diffuse patologie croniche.
Si inizia con le Malattie Cardiocircolatorie dove, in base a uno studio
su ben 76.000 persone, “la mortalità dovuta a cardiopatia
ischemica era inferiore del 31% tra gli uomini vegetariani confrontati
con i non-vegetariani, e del 20% tra le donne vegetariane confrontate
con le non-vegetariane”. La spiegazione di tale effetto positivo
risulta influenzata da più fattori: ridotti livelli di colesterolo
plasmatico, maggiori consumi di fibre, elevate assunzioni delle vitamine,
a effetto antiossidante, C ed E.
Un effetto positivo della dieta vegetariana è segnalato anche
per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa, poiché “molti
studi dimostrano che i vegetariani presentano ridotti valori di pressione
arteriosa sistolica e diastolica, con differenze tra i vegetariani e
i non-vegetariani che si collocano tra i 5 e i 10 mmHg”. e ancora
si legge che, “oltre a presentare ridotti valori pressori in generale,
i vegetariani evidenziano un’incidenza di ipertensione marcatamente
ridotta rispetto ai carnivori. In uno studio, il 42% dei soggetti non-vegetariani
risultava iperteso rispetto al 13% dei vegetariani”.
Anche le ricerche sul cancro forniscono analoghi risultati. Questo aspetto
non stupisce nessuno poiché il professor Veronesi, ex Ministro
della Sanità, ma soprattutto famoso oncologo, ha più volte
dichiarato di essere vegetariano e di essere convinto che questo tipo
di dieta sia la migliore per prevenire i tumori.
“I vegetariani – si legge nel documento – presentano
ridotti tassi di incidenza per tutti i tipi di cancri se confrontati
con la popolazione generale, ma non è chiaro in quale misura
questo fenomeno sia da riferire alla dieta”. In altre parole,
la dieta vegetariana potrebbe non essere il solo fattore che determina
una minore incidenza dei tumori, ma comunque rimane un elemento importante,
altrimenti non si spiegherebbe come mai questo dato sia costante in
tutti gli studi condotti sull’argomento. Esistono inoltre alcuni
tumori dove il rischio nei non-vegetariani è veramente molto
superiore (tumore prostatico 54% e tumore del colon-retto 88%).
Il documento continua analizzando altre patologie (osteoporosi, malattie
renali, malattia diverticolare, calcolosi della colecisti, artrite reumatoride)
e la dieta vegetariana che, nel peggiore dei casi, non influisce in
alcuna maniera nel rischio di ammalarsi. Ultimo caso veramente interessante
è quello della demenza, per la quale gli studi epidemiologici
hanno dimostrato che i non-vegetariani hanno un rischio doppio o triplo
di ammalarsi rispetti ai vegetariani.
Infine colpisce apprendere che “dal 10 al 15% dei membri delle
Forze Armate Canadesi scelgono cibi vegetariani per le razioni da combattimento”.
Concludendo possiamo dire che, d’ora in poi, nessuno potrà
più continuare a utilizzare le solite argomentazioni contro la
dieta vegetariana, poiché i massimi esperti mondiali sono concordi
nell’attribuirgli un valore positivo, arrivando a proporla come
scelta utile per la prevenzione delle più frequenti malattie.
È infine importante sottolineare che questa posizione dell’American
Dietetic Association e dei Dietitians of Canada è stata ribadita
il 22 giugno 2000, ma è stata adottata per la prima volta il
18 ottobre 1987 e riconfermata il 12 settembre 1992 e il 6 settembre
1996. Pertanto, qualsiasi medico dovesse paventare carenze alimentari
ai vegetariani, dimostrerebbe di non essersi aggiornato professionalmente
almeno da 15 anni.
* medico chirurgo, dirigente
medico Ospedaliero in Psichiatria, membro del Comitato Medico Scientifico
di AVI
Attualmente è disponibile una versione pdf redatta da SSNV, l'unica
autorizzata, preparata dalla Dr.ssa Luciana Baroni della Società
Scientifica di Nutrizione Vegetariana, SSNV-ONLUS, www.scienzavegetariana.it
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